Why did Orpheus turn to look at Eurydice? Why did the Romans disparage the custom of entrusting children to wet nurses? How could the Homeric gods render themselves invisible to human eyes? These are some of the questions behind the author’s ten lessons devoted to the interpretation of the ancients, the adoption of their perspective, and the understanding of the world through their eyes. For example, as regards the unfortunate story of Orpheus, the typical question “why did the hero look back?” needs to be answered not by exploring our usual reactions and habits (impatience, too much love, to make sure his beloved was following him) but rather by referring to the collection of beliefs held by the ancients with respect to the powers and limits of memory. This is a useful book for readers wishing to learn how to answer questions posed by classical texts and traditions and overcome our biases and conceptual frameworks.
Maurizio Bettini, a scholar of the classics, heads the Centre for Research on Anthropology of the Ancient World at the University of Siena.
- Premessa
- PARTE PRIMA: IN GRECIA
- I. Perché Orfeo si è voltato?
- 1. Patologie della comunicazione
- 2. Disavventure della memoria
- 3. L’amnesia dei morti
- 4. Per un punto Orfeo perse la cappa
- 5. Orfeo non fu il solo a «perdere la cappa»
- 6. Medicina, stregoneria e mitologia
- II. Visibilità e invisibilità nei poemi omerici
- 1. Il doppio regime narrativo della visibilità divina
- 2. Il paradosso dell’apparire divino
- 3. L’inganno degli occhi
- 4. Divinità in immagine: la statua e la presenza
- 5. Indossare una nuvola
- 6. Le sostanze dell’invisibile
- 7. Altre illusioni
- 8. Nuvole ingannatrici
- 9. La povera vista dei mortali
- 10. L’identità degli dèi: sé stessi e altri da sé
- III. Un destino a porzioni
- 1. Mors tua, vita mea
- 2. Il filo della vita
- IV. Le imbarazzanti donne di Lemno
- 1. Dumézil in terra greca
- 2. Cattivi odori e separazione
- 3. Un eccessivo fervore frazeriano
- 4. Cattivi odori, una colpa e un fuoco che viene «di lontano»
- 5. Violenza e Settimana Santa
- 6. Strumenti delle tenebre
- PARTE SECONDA: A ROMA
- V. Tacimi o diva… La Musa del silenzio
- 1. Il silenzio romano
- 2. Un rituale per Tacita
- 3. Historiola
- 4. Maldicenza e giochi di parole
- 5. Fili, piombo, pece e teste di pesce
- 6. Fave e topolini
- 7. Calembour e magia
- VI. Cantare scongiuri e cantilenae
- 1. Categorie native: canere e cantare
- 2. Quando entra il mago, l’indovino esce di scena (e viceversa)
- 3. Tra canti e scongiuri
- VII. La «giustizia popolare» a Roma
- 1. Liti sulla scena plautina
- 2. Reflagitare, la flagitatio e il convicium
- 3. Cantare e cantilenare il disagio
- 4. Altre proteste
- 5. Forme letterarie e modelli culturali
- 6. «Preletterario» e la tenacità dell’evoluzionismo
- VIII. La grammatica degli dèi
- IX. La «biologia selvaggia» dei Romani
- 1. Il latte del/dal padre
- 2. Medullae
- 3. Saliva
- 4. Dal sucus al genius alla iuno
- 5. La formazione del feto e il caglio del latte
- 6. Le Nonae Caprotinae e il «caglio» del feto
- 7. Una «biologia divina» del corpo femminile
- 8. Seme e urina
- X. L’incesto a Roma: un crimen indicibile
- Per approfondire
- Indice dei nomi